ECCO IO FACCIO UNA COSA NUOVA
Il 2016 è da poco terminato è stato ricco di avvenimenti spirituali ed ecclesiali che ci hanno coinvolto in una maniera o in un’altra sia come cristiani che come religiosi. L’Anno giubilare è stato un anno di grazia particolare perché ha aiutato la Chiesa a riscoprire il senso profondo della misericordia che ha la sua fonte nel cuore del Padre e che si rende manifesta nella persona e nella vita di Gesù Cristo. E, inoltre, che essa non è semplicemente una nozione da ritenere a memoria e da custodire gelosamente, bensì una modalità di vita da calare nel vissuto quotidiano della nostra esistenza. E’ quanto ci ricorda papa Francesco nella lettera “Misericordia et misera” (16): “Termina il Giubileo e si chiude la Parta Santa. Ma la porta della misericordia del nostro cuore rimane sempre spalancata…..Per sua stessa natura , la misericordia si rende visibile e tangibile in un’azione concreta e dinamica…cresce continuamente e trasforma la vita…è un’autentica nuova creazione che realizza un cuore nuovo.” Possiamo chiederci: quanto vissuto durante quest’anno giubilare in che misura ha influito sulla qualità della nostra vita religiosa e del nostro ministero? E, ancora, che cosa dobbiamo ritenere come patrimonio da vivere e da coltivare a partire da questo momento? Sono delle provocazioni salutari che ci spingono a pensare che non tutto è finito con la chiusura della Porta Santa, bensì che tutto inizia da essa.
Empatia con chi soffre e piange
Il 170° dell’Apparizione, vissuto con tanta intensità ovunque nella Congregazione ci ha spinti a celebrare ancora una volta la nostra “identità carismatica” di religiosi salettini votati al ministero della Riconciliazione, in seno al popolo di Dio (RdV,1). Ci ha offerto, inoltre, l’opportunità di approfondire, personalmente, in comunità o con i fedeli, il contenuto del messaggio della Bella Signora con particolare attenzione ai segni dei tempi invitandoci a “leggere” la presenza e la vicinanza amorosa di Dio nella periferia di noi stessi e del nostro mondo. Questa celebrazione, in sintonia con l’Anno giubilare, inoltre, “ dovrebbe far maturare nella nostra vita cristiana l’empatia con chi soffre e con chi piange! Ed è proprio questo che da 170 anni c’insegna la Madonna di La Salette. E’ una madre che piange e ci mostra il senso più profondo delle lacrime umane: la compassione, soffrire con chi soffre, patire con quanti patiscono… E ci offre così una lezione di amore pieno di tenerezza e compassione verso chi ci sta accanto e soffre.” (Omelia card. Stanisław Ryłko, La Salette 19 settembre 2016)
Tema per il 2017
« Ecco io faccio una cosa nuova: proprio ora germoglia, non ve ne accorgete?” ( Is, 43,19). Questo è il tema che il Consiglio Generale propone alla attenzione e alla riflessione della Congregazione per l’anno 2017. Esso ci stimola ad aprire gli occhi sulla realtà della nostra vita e ad allargare il nostro sguardo attento su quanto accade intorno a noi per scorgervi le tracce silenziose di un Dio che non ci vuole lasciare a noi stessi. Isaia ci ricorda che Dio non smette mai di essere in azione e vicino alle sue creature e che la sua è una presenza sempre efficace e portatrice di vita. Ci invita, inoltre, nonostante l’evidenza del male che inquina e ferisce il cuore e la storia di tante persone segnate dal dolore per la persecuzione o la guerra, a non cedere al pessimismo bensì a prendere coscienza che il bene non ha mai cessato di essere presente nel cuore e nelle alterne vicende degli uomini di ogni tempo. La presenza e la vicinanza di Dio è raffigurata qui nel germoglio che prelude al nuovo che sta per accadere. Una nuova possibilità si va strada ma per capirne la reale portata si deve assumere un atteggiamento fatto di pazienza, speranza e discernimento. Auguro alla nostra Congregazione che sia attenta ai segni dei tempi, che li sappia leggere e interpretare alla luce della fede per poter offrire un servizio adeguato e rispondente sempre più alle necessità degli uomini e delle donne del nostro tempo cui siamo inviati, con particolare attenzione agli ultimi, agli emarginati e ai migranti. Un augurio particolare lo voglio rivolgere ai sempre più numerosi Laici Salettini che, quali membri della nostra famiglia carismatica, desiderano unirsi a noi impegnandosi a vivere la loro vita cristiana e a lavorare alla luce del carisma della Riconciliazione nell’ambito della famiglia, del sociale e del servizio alla comunità parrocchiale.
P. Silvano Marisa, ms
RIVISTA LA SALETTE